La città dei 15 minuti: un nuovo modo di vivere gli spazi urbani
- Heimat Torino
- 12 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Immaginare una città in cui tutto ciò che serve nella quotidianità sia raggiungibile in un quarto d’ora a piedi o in bicicletta: è questa la sfida ambiziosa e concreta lanciata dal modello della “città dei 15 minuti”. Un paradigma urbanistico che si sta affermando sempre di più nel dibattito internazionale e che guarda con attenzione alle esigenze delle persone, della sostenibilità e della partecipazione civica.
La proposta, sviluppata originariamente dall’urbanista franco-colombiano Carlos Moreno e adottata in varie città europee come Parigi, si fonda su un principio semplice ma rivoluzionario: avvicinare i luoghi della vita quotidiana — lavoro, scuola, spesa, salute, cultura, tempo libero — agli spazi della residenza. L’obiettivo è duplice: da una parte, ridurre la dipendenza dall’automobile e le emissioni legate alla mobilità; dall’altra, ricostruire il tessuto sociale delle città attraverso la prossimità, la cura e la condivisione.
Ma la “città dei 15 minuti” non è solo un’idea progettuale: è una visione politica e culturale che richiede un cambiamento profondo nel modo in cui pianifichiamo, abitiamo e viviamo gli spazi urbani. Una trasformazione che — come sottolinea Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà — non può essere calata dall’alto, ma va costruita “insieme”, attraverso processi partecipativi che mettano al centro i cittadini, le comunità e le loro capacità di prendersi cura dei beni comuni.

Nel modello proposto, lo spazio pubblico non è semplicemente lo sfondo delle nostre attività quotidiane, ma diventa un luogo attivo di relazioni, incontri e collaborazione. Le strade non sono solo vie di passaggio, ma si trasformano in piazze diffuse, spazi multifunzionali dove mobilità dolce, attività sociali e benessere possono coesistere. In questa prospettiva, le amministrazioni locali sono chiamate a promuovere un’urbanistica del coinvolgimento, capace di valorizzare le risorse già presenti nei territori e di facilitare forme di autorganizzazione civica.
Il cuore della città dei 15 minuti è proprio questo: rimettere le persone al centro, restituire loro tempo, autonomia e legami sociali. Non si tratta solo di accorciare le distanze fisiche, ma anche — e soprattutto — quelle relazionali, riducendo le solitudini e rafforzando il senso di appartenenza.
Come ricorda Labsus, questa visione non è utopica, ma richiede “alleanze inedite, nuove modalità di co-progettazione, e un impegno condiviso tra istituzioni, cittadini e terzo settore” per diventare realtà. Ed è proprio questa la sfida più grande: costruire città più eque, resilienti e solidali, a partire da ciò che è vicino, accessibile, quotidiano.
Fonte: “La città dei 15 minuti. Una rivoluzione urbana da costruire insieme”, Labsus, giugno 2025 – Link all’articolo originale
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