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Disabilità e inclusione nel Biellese: una sfida culturale e sociale che riguarda tutte e tutti

  • Immagine del redattore: Heimat Torino
    Heimat Torino
  • 1 lug
  • Tempo di lettura: 2 min

Nel 2025, l’Osservatorio territoriale OsservaBiella – promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e supportato dal laboratorio di ricerca Percorsi di secondo welfare – ha scelto di dedicare il proprio approfondimento tematico alla disabilità. Una decisione significativa, che punta a mettere a fuoco bisogni, ostacoli ma anche risorse e opportunità nel territorio biellese.


Il rapporto pubblicato, intitolato “Inclusione e diritti delle persone con disabilità: opportunità, sfide e prospettive per il territorio biellese”, fotografa una realtà composita e in trasformazione. Sono oltre 7.800 le persone nella provincia che beneficiano di prestazioni legate a invalidità civile (INPS, 2025), e la maggioranza di esse ha più di 80 anni. Il documento mette in evidenza le principali sfide: il lavoro, la mobilità, l’accesso ai servizi, l’istruzione, l’autonomia abitativa. Ma racconta anche un territorio che agisce: con progetti come Cascina Oremo, la Banca del Tempo Sociale e laboratori inclusivi come la Bottega dei Mestieri.

Pur non essendo tra i soggetti coinvolti direttamente nel progetto OsservaBiella, noi di Heimat Srl sentiamo forte la connessione con questi temi. La nostra adesione all’Agenda della Disabilità, promossa dalla Fondazione CRT, nasce proprio dalla convinzione che l’inclusione sia una responsabilità collettiva.

Il Biellese, con le sue ricchezze naturali, culturali e paesaggistiche – dal Santuario di Oropa al Ricetto di Candelo, fino al turismo slow lungo la Rete Museale Biellese – ha tutte le carte in regola per accogliere visitatori con esigenze diverse. Secondo ENIT, il potenziale economico del turismo accessibile in Italia è altissimo: parliamo di un mercato che supera i 17 miliardi di euro, con un bacino di milioni di viaggiatori e viaggiatrici in Europa in cerca di destinazioni pronte ad accoglierli/e senza barriere.

Lavorare per un territorio più inclusivo non è solo un dovere etico, ma anche un investimento nel futuro.

Occorre continuare a farne parte, con progetti, relazioni e visioni che mettano la persona al centro.

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