Heimat Srl - Il ritmo dell’ascolto: la body percussion come esercizio di attenzione e consapevolezza
- Heimat Torino
- 7 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Nei laboratori di Heimat Srl dedicati alla body percussion, spesso iniziamo da un esercizio semplice: io propongo un ritmo, e bambine e bambini lo ripetono.Un gesto all’apparenza ludico, ma che racchiude un significato profondo: imparare ad ascoltare davvero, con il corpo e con la mente.

L’ ascolto come competenza musicale (e relazionale)
In un’epoca in cui tutto corre veloce e i suoni si sovrappongono, educare all’ascolto è un atto rivoluzionario.Nella body percussion, non basta “battere le mani al momento giusto”: serve attenzione condivisa, capacità di attendere il proprio turno, di capire quando suonare e quando no.Questo esercizio sviluppa una forma di “silenzio attivo”, in cui l’ascolto dell’altro diventa parte integrante della musica.
Come scrive il musicologo Edwin E. Gordon nella Music Learning Theory (2003), l’apprendimento musicale nasce dall’interiorizzazione del suono: prima si ascolta, poi si comprende, infine si esegue.Senza ascolto non c’è ritmo, e senza ritmo non c’è comunicazione.
Il corpo come strumento di apprendimento
Quando le mani battono, i piedi marcano il tempo e il corpo vibra insieme agli altri, la musica diventa esperienza diretta.Secondo Howard Gardner, teorico delle intelligenze multiple, la intelligenza musicale e cinestetica si sviluppano in stretta relazione (Gardner, Frames of Mind, 1983): muoversi al ritmo aiuta a comprendere meglio concetti complessi come la sincronia, la pausa, la dinamica.
Per questo la body percussion è molto più di un gioco ritmico: è un allenamento dell’attenzione e dell’empatia.Ogni bambino impara che il proprio gesto è parte di un insieme, che il silenzio non è assenza, ma spazio per l’altro.
Quando suonare (e quando no)
Nei nostri laboratori, uno degli esercizi più amati è proprio questo: alternare suono e silenzio. Io propongo un ritmo, poi improvvisamente mi fermo.I bambini devono capire se continuare o aspettare. Si ride, si sbaglia, si riparte. Ma in quel piccolo gioco nasce una grande consapevolezza: ascoltare è partecipare, non solo reagire.
La neuroscienziata Aniruddh Patel (2008, Music, Language, and the Brain) ha dimostrato che il cervello musicale si attiva non solo quando produciamo suoni, ma anche quando prevediamo quelli degli altri.Significa che l’ascolto è già azione: un atto di attenzione, di relazione, di sincronizzazione.
Educare attraverso la musica
Allenare l’ascolto nei bambini e nelle bambine significa educare alla convivenza, al rispetto dei tempi e degli spazi comuni. La musica, in questo senso, diventa un laboratorio di cittadinanza: si impara a sentire sé stessi dentro un ritmo collettivo.
Come scriveva Daniel Barenboim:
“L’ ascolto è la base della musica, ma anche della vita in comune.”
E proprio da qui nasce la missione dei laboratori di Heimat Srl: costruire attraverso il suono e il silenzio una forma di educazione inclusiva, partecipata, capace di armonizzare le differenze.
Fonti e riferimenti
Gordon, E. E. (2003). Learning Sequences in Music: Skill, Content, and Patterns. GIA Publications.
Gardner, H. (1983). Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences. Basic Books.
Patel, A. D. (2008). Music, Language, and the Brain. Oxford University Press.
Barenboim, D. (2008). La musica sveglia il tempo. Feltrinelli.







Commenti